L’arcangelo Raffaele e Tobia

 

Nelle tradizioni della maggior parte delle religioni abramitiche Raffaele (ebraico: רָפָאֵל, “Dio che guarisce”, “Dio guarisce”; greco antico: Ραφαήλ; arabo: إسرافيل ) è l’arcangelo associato alla guarigione.

Nel Libro di Tobia, riconosciuto come canonico dai cattolici, dagli ortodossi orientali e da alcune chiese anglicane, ma non da ebrei e protestanti, Raffaele appare in forma umana con il nome Azaria ed è la guida e il difensore Tobia, o Tobiolo. Grazie a Raffaele, il giovane riscuote il credito che il padre aveva in una lontana città della Media, sposa Sara, ora liberata dal demone che la perseguitava, e guarisce il padre dalla cecità. Raffaele rivela la propria identità solo al termine della sua missione, dichiarandosi “uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della gloria del Signore”.

Le rappresentazioni dell’arcangelo Raffaele e del suo leggendario aiuto a Tobia sono relativamente frequenti nel Rinascimento e in particolare a Firenze, perché venivano associate alla protezione dei giovani che partivano in viaggio, magari per formarsi a fianco dei padri in una delle numerose filiali commerciali all’estero delle banche fiorentine.

  1. Neri di Bicci, 1460 circa
  2. Andrea del Verrocchio, 1470
  3. Francesco Botticini, 1470
  4. Perugino, 1499
  5. Tiziano, 1520 circa
  6. Michele di Ridolfo, 1530 circa
  7. Girolamo Savoldo, 1542
  8. Cornelius van Poelenburgh, 1594
  9. Claude Lorrain, 1639
  10. Lorenzo Lippi, 1640 circa
  11. Anonimo francese, 1780 circa
  12. Evelyn de Morgan, 1900 circa
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